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ex voto (di scambio)

Marco Calini, giornalista, nato a Milano il 28 febbraio 1971,
lavora in una società di uffici stampa e comunicazione di Legnano (MI).

 


Se il latino, per una volta, non molla il colpo sarà perché traduce better l’eco del passato. Cosa c’è di meglio di una lingua morta, infatti, per un’usanza che davamo per spacciata? E invece no. Sparito dai luoghi di culto, ecco che culto torna a essere: l’ex voto, insomma, non è più un’ex pratica. E giocoforza: a volte ritornano, quando per placare il bisogno di nuovo non resta che resuscitare il vecchio. Quello che, indistinguibile, era ammassato nelle cappelle delle chiese ante Concilio Vaticano II diventa distintivo del culto oggi più diffuso, quello della personalizzazione, ancor prima che della persona. Non più circoscritto in un riconosciuto luogo di fede, ma mobile come il telefono, l’ex voto si tatua sulla pelle, si stampa sulle magliette, diventa screenshot, meglio ancora se su un dispositivo “touch”, perché una toccatina, come al ferro, porta sempre bene. A mostrarlo è il portatore sano del malanno scampato, della grazia ricevuta perché richiesta. E se chiedere non costa nulla, un ex voto costa pochissimo, perché pochissimo vale. Ha scritto a proposito di questi oggetti il filosofo e storico dell’arte Georges Didi-Huberman, «le immagini votive sembrano del tutto inesistenti per lo storico dell’arte. La loro mediocrità estetica, il carattere banale, di stereotipo le tengono lontane da ogni grande storia dello stile. Ma tale insignificanza fa da schermo e alimenta un rifiuto dell’osservazione. Più che di insignificanza bisognerebbe parlare di un malessere e di una messa in crisi; malessere di fronte alla volgarità organica delle immagini votive…». Volgarità, ecco il punto: se dopotutto chiedere (una grazia) è lecito e aver risposto è stata una cortesia, forse non è il caso che tutto il mondo lo sappia. Forse non è il caso che l’ex voto varchi quel recinto (il sacro) che delimitava la direttissima con la divinità: «do, perché Tu hai dato». Se il contratto è stato onorato tanto meglio; gli affari sono affari. Ma soprattutto sono affari vostri.